FRANCESCO XANTO AVELLI: LA TECNICA E LE FONTI
Francesco Xanto Avelli fu un maestro di notevoli capacità nella decorazione della maiolica, tecnica che in età Rinascimentale, dunque all’epoca di Xanto, riscosse grande successo. A riprova di ciò è la pubblicazione di ben due testi tecnici incentrati proprio sulla lavorazione della ceramica, si tratta del Discorso sopra a l’arte figulina con alcuni secreti di Vannoccio Biringuccio e, il più celebre tra i due, I tre libri dell’arte del vasaio di Cipriano Piccolopasso. Quest’ultimo in particolar modo descrive con grande dovizia di particolari tutti i passi della lavorazione della ceramica; ma la parte che risulta maggiormente interessante per il metodo di lavoro di Francesco Xanto Avelli riguarda proprio il momento, appunto, della decorazione da parte degli artisti. Una volta cotto il piatto e avendo già a disposizione i pigmenti di varia natura, principalmente di derivazione minerale, il pittore abbozzava le figure e le scene direttamente sulla superficie smaltata utilizzando un pennello intriso di ossido di piombo, che in seguito alla cottura non lasciava alcuna traccia. Trattandosi di oggetti di uso comune, creati quasi in modo seriale, dunque con una certa velocità d’esecuzione, le figure rappresentate, piuttosto che essere frutto della fantasia degli artisti e quindi create ex novo, venivano desunte dalle stampe che circolavano in quel tempo, di conseguenza gli artisti ricorrevano al metodo dello spolvero, già assai praticato da tempo. Tale metodo prevedeva che un foglio di carta oleata semi trasparente venisse appoggiata sulla stampa dalla quale si voleva citare la figura, ricalcandone dunque il contorno e con una punta acuminata il decoratore incideva una serie ininterrotta di piccoli fori. Questo foglio di carta oleata veniva successivamente appoggiato alla superficie smaltata cruda da decorare, e successivamente vi veniva sbattuto sopra un sacchettino di tela rada contenente polvere di carbone di legna o polvere di ossido di piombo, in modo tale che tale polvere, passando attraverso i forellini della carta, lasciava traccia del disegno che si voleva riprodurre. Con tale tecnica le figure potevano essere citate in modo letterale oppure potevano essere ribaltate, ovvero riprodotte in controparte.
Tale metodo di lavoro porta sicuramente a riflettere sull’enorme diffusione della stampa nel XVI secolo, ma anche sull’evoluzione della decorazione su maiolica che avviene proprio in questo torno d’anni, in quanto si fa strada quello che viene definito “istoriato”, ovvero una narrazione di una storia mediante figure e personaggi. Tutto ciò è sintomo di una serie di prestiti, travasi e sovrapposizioni che venivano ad essere tra la produzione libraria e quella incisoria per l’appunto.
Da un’attenta osservazione delle opere di Francesco Xanto Avelli, questo maestro si configura come un buon conoscitore della scuola raffaellesca, in quanto attinse per la composizione e per le singole figure dagli incisori del suo tempo: Marcantonio Raimondi, Ugo da Carpi, Marco Dente di Ravenna, Gian Giacomo Caraglio, Agostino de’ Musi, rispettando in genere la disposizione pittorica originale, ma il più delle volte combinando figure desunte da varie fonti, spesso modificando anche particolari dell’abbigliamento o riprendendo le figure in controparte, inserendole poi in un paesaggio con quinte architettoniche che sembra quasi convenzionalizzato. Una volta stabiliti i soggetti nel suo repertorio iconografico, Xanto continuò a ripeterli nel corso degli anni, introducendovi solamente piccole modifiche. Inoltre, connessa alla circolazione della stampa, va considerata la diffusione di diversi testi letterari, basti pensare l’edizione del 1497 delle Metamorfosi di Ovidio o la virgiliana Eneide. Quanto alle fonti letteraria, Xanto viene ad essere dunque un uomo colto che trae le fonti di ispirazione per le sue opere dalla Bibbia e da scrittori e poeti come Virgilio, Ovidio, Trogo Pompeo, Ariosto, Petrarca. Francesco Xanto Avelli si inserisce dunque in pieno in questa tendenza che vede gli artisti cinquecenteschi impegnati in trattazioni di soggetti biblici, mitologici, ma anche ripresi dalla storia quotidiana; infatti spesso le scene decorate dal maestro si riferiscono ai fatti e ai movimenti politici dei suoi tempi che egli commenta con poche rime nel retro dei suoi piatti; sembra quasi si senta investito del compito di cronista degli eventi che accadevano nell’Italia di quel tempo.
Il caso della ripresa di modelli incisori nell’arte della ceramica è una tematica che ha riscosso grande successo tra la critica del XX secolo, pertanto si rinvia all’analisi di ogni opera per quanto riguarda le citazioni iconografiche.
Un caso sicuramente particolare e che richiama l’attenzione di un occhio accorto è il vasto impiego dei Modi, un ciclo di venti soggetti erotici inventati da Giulio Romano ed incisi da Marcantonio Raimondi accompagnati da versi di Pietro Aretino; finiti di stampare nel 1524 vengono messi in vendita più o meno clandestinamente ed ottengono in breve tempo un enorme successo. L’intervento punitivo di papa Clemente VII (1523-1534), al secolo Giulio de’ Medici, che ne ordinò l’eliminazione e conseguente incarceramento dello stesso Raimondi, ebbe scarsi risultati considerata ormai la grande diffusione, tanto che è facilmente deducibile che Xanto possedesse alcune di queste stampe.
Il linguaggio con il quale Xanto crea questi corpi è vivace ed intenso, rifacendosi appunto alla scuola romana raffaellesca, per la ripresa dei soggetti e delle figure mediante citazioni, ma nei trattamenti dei corpi si percepisce chiaramente un certo sapore michelangiolesco, proprio per il grande vigore che esprimono in particolar modo i nudi maschili.
Le figure che Xanto dipinge sono sempre possenti, ben inserite nello spazio, cariche di energia fisica. Le forme son ben modellate con contorni decisi, i muscoli delle figure maschili son pregevolmente delineati ed esprimono con vigore la potenza, le armature indossate dai guerrieri sono descritte anche nei particolari; i nudi femminili sono resi mediante un grande realismo plastico, sempre dai contorni ben delineati, i seni sferici, altamente materici, natiche prominenti e fianchi rotondeggianti, gambe e braccia lunghi e ben modellati. Le vesti delle figure abbigliate sono riccamente drappeggiate .
I visi, in genere, sono alquanto piccoli, con capigliature abbondanti e spesso fluenti, nella maggior parte dei casi si tratta di capelli ondulati. Le figure mostrano però scarso interesse psicologico.
Le carni sono dipinte in una tinta giallastra che le rende un po’ fredde.
Dominano la composizione i colori intensi, squillanti e vibranti nelle tonalità, i più usati sono il turchino e l’arancio, insieme al verde, al porpora e al rosso rubino.
Xanto estende la decorazione sull’intera superficie che ha a disposizione, inserendo le storie in paesaggi, in cui spesse volte trovano posto torri e castelli o particolari architettonici, come pure montagne o alberi fronzuti, su uno sfondo di cielo color ceruleo intenso, in cui alle volte sono inseriti cirri di nubi spiraliformi.
[Chiara Gallian]